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martedì 17 giugno 2008

Diario di una notte insonne


Ormai è un po’ che non scrivo. Non ne ho avuto voglia…
È come se avessi il nulla dentro… Non mi piace questa sensazione!
In realtà avrei tante cose da dire. Il fatto è che, forse, prima dovrei razionalizzare i miei pensieri; dovrei dare un nome all’inquietudine che mi attanaglia la gola; dovrei…
Mi sento come quando si assiste un malato all’ospedale. Osservo il me stesso riverso su un letto e la mia anima lo sta a guardare. Gli siede accanto e spera che quel corpo pallido si svegli dal coma… Che ritorni a parlare, a sorridere, a fantasticare…
Io credo che tutti hanno diritto a vivere una vita dignitosa, ma sono pochi quelli che ce la fanno realmente. Molti trovano protezione nella “normalità” (quanta paura mi fa questa parola), altri inseguono qualcosa che neanche loro sanno bene di cosa si tratti e altri ancora, purtroppo, soccombono al loro desiderio di non essere soltanto un “luogo comune”. Ne vengono schiacciati… Qualcuno muore, qualcun altro si rifugia nella droga o nell’alcol. Tutto per fuggire da una realtà che non gli piace… Così si accontentano di “sensazioni chimiche”, anche se non reali…

Tempo fa scrissi una filastrocca sul senso della vita. Il mio senso della vita!
Credo che spieghi perfettamente ciò che sto cercando di dire.


Immagino la danza delle mie parole su una rampa di ghiaccio in discesa.
Una piccola pallina rossa rimbalza qua e là con aria impertinente; incurante và veloce, senza mai tornare indietro…
Un uomo la insegue, ma non riesce a prenderla: è sfuggente…
Come i granelli di una sabbia finissima.
Continuare la sua corsa è tutto ciò che vuole.
Anche se poi la meta non sarà raggiunta!

L’importante è aver partecipato,
direbbe forse un vecchio saggio.
Ma cosa le sarebbe rimasto?
Se non i granelli di una sabbia finissima…

Nuovamente davanti agli occhi la fortezza impenetrabile del suo essere normale, in un ciclo infinito e piatto dove la bellezza è più forte dell’onore.
Non ci sarà più rabbia se non dopo il dolore; perché un giorno tutti sapranno e conosceranno il timore di guardare al passato…
La paura di voltarsi e rimanere imprigionato.

Così lei continua la sua corsa, ma senza più saltare. Ormai rotola depressa, perché sa che sta per finire.
È il corso delle cose, purtroppo, tutto ha un inizio ed anche...
Così basta un minuto, un attimo…
Un istante in cui la vita ha l’immensità del mare………

Lo so che è triste, ma purtroppo non è facile capire che ciò che conta realmente è la pace interiore: il bene più difficile da conquistare!
Così mi viene in mente una poesia che ho scritto lo scorso autunno. Non è proprio una poesia; non so come si possa definire, uno sfogo forse! Si, uno sfogo… Qualcosa che parla di me, della mia fragilità, dei miei sogni irrealizzabili (forse) e dei miei continui eccessi. Già, i miei eccessi…

Sono stanco di resistere ai miei eccessi
di oppormi ad essi…
Sempre tra due fuochi,
con il male a sedurmi
e il bene a sfuggirmi…

A volte penso di essere un’equilibrista,
sospeso tra le linee che tracciano il niente.
Già, il niente!
Come posso lottare con il mondo,
se ho già una guerra da combattere?

Devo continuamente riflettere,
razionalizzare, ferirmi,
toccare il fondo e poi risalire.
E poi di nuovo, e ancora, ancora, ancora…
Sempre!

È questo il prezzo che devo pagare?
Ma per cosa?
Non riesco a trovare una spiegazione.
Le mie notti sembrano non finire più…
Sto perdendo…

E allora cammino,
in una fresca mattina d’estate
quando ancora il sole non è molto caldo.
C’è silenzio per la strada,
per un attimo ritrovo la mia pace interiore…

Mi dico che la vita è una storia fantastica
che, comunque vada,
deve essere vissuta:
onorandola………affrontandola………sconfiggendola!
Amandola…

E sia!
Io non ho nessuna intenzione di farmi da parte.

Ecco che mi ritrovo in questa notte di giugno a non poter dormire. Vorrei fare ciò che non voglio più fare, ciò che non posso più fare… Ho provato a dormire già due volte, ma non ce la faccio. Allora mi alzo, guardo l’orologio e vedo che sono quasi le cinque. Mi viene da piangere, ho le smanie, sento di non farcela…
Così accendo il computer e comincio a scrivere, ma adesso che ho quasi finito sono passati solo quindici minuti… Che faccio ora? Aspetto il sole o riprovo a dormire? Ma come faccio a dormire? Mi sento come se avessi ingurgitato due scatole di taurina… Forse è meglio che io esca un po’. Camminerò a piedi aspettando l’alba e il risveglio di tutto ciò che mi circonda.
Chissà, magari la luce, i colori e i rumori di una città che riprende vita mi metteranno un po’ di buon umore. Chissà…

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